Nome
Vita Vassallo, nata a Palermo nel 1973.
Che mestiere fai?
Sono una pittrice e decoratrice.
Da dove vieni?
Vivo e lavoro a Palermo.
Come, quando e perché è iniziato il tuo amore per l’arte?
Il mio amore per l’arte non ha memoria. Fin da bambina sono sempre stata attratta in particolar modo dai colori, questo interesse nasce anche grazie alla curiosità che avevo per il lavoro di mio nonno, dei suoi fratelli e del cognato, allievo di Guttuso, che in una bottega di Alcamo, per professione, decoravano i carretti siciliani. I loro lavori sono oggi custoditi in diversi musei della città e provincia.
Quando è cominciata quest’avventura nell’arte?
La mia avventura nell’arte comincia prima come decoratrice, su supporti in legno, poi con la pittura su tela.
Cosa hai studiato e dove?
I miei studi sono stati un po’ lontani dal mondo dell’arte, ma di cui ugualmente ho fatto tesoro. Mi sono diplomata al liceo scientifico, in cui ho sviluppato un metodo di studio tale da permettermi dopo di poter essere autodidatta in altre discipline.
Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell’arte e a seguire studi artistici?
Dopo per un periodo ho frequentato la facoltà di psicologia, ma mi sono resa conto da sola che mi interessavano argomenti sempre strettamente connessi al mondo dell’arte, come tutto il settore che riguarda la percezione ed in particolar modo la Gestalt.
A quel punto ho deciso di abbandonare quel percorso, dedicandomi da autodidatta alla pittura, perché fra impegni di altro lavoro e familiari, ero impossibilitata a frequentare l’accademia.
Ho cominciato questo percorso da autodidatta perché la passione è veramente incontenibile, mai al mondo potrei immaginarmi una vita senza creare o dipingere.
Il percorso è stato veramente faticoso e molte volte anche doloroso, perché secondo me l’unico modo per poter crescere da autodidatta è immaginare un altalenio fra il distruggersi in autocritiche mostruose, per poi un ricrearsi attraverso piccoli traguardi, che con molta modestia, ti portano a dirti che ce la puoi fare.
Come studente, qual è stata la lezione più importante che hai imparato?
Come studente, la lezione più importante della mia vita l’ho ascoltata durante una lezione di filosofia contemporanea all’università. Ha trasformato il mio modo di vedere la vita, l’uomo, l’arte e tutto l’universo… sto parlando della Teoria della Complessità.
Spesso siamo abituati a definire sia l’uomo che tutto il mondo che ci circonda, con sinonimi e contrari, con etichette claustrofobiche, per poi spesso imbatterci, a volte anche scontrandoci, con appunto, la complessità delle cose e delle persone. Lo trovo un concetto meraviglioso, come le infinite sfumature di un colore che poi sommate insieme, danno molto di più, restituendoci visivamente un simbolo, un paesaggio, un ritratto.
Come artista, cosa vuoi condividere con il mondo?
Mi piacerebbe condividere il mio mondo interiore, ricordando a tutti, che le emozioni con il loro svariato ventaglio, sono comuni a tutti, dove nessuno dovrebbe credersi incompreso o peggio ancora solo.
Da dove viene l’ispirazione?
Secondo me l’ispirazione la incontri, proprio come quando incontri una persona…per strada, al bar, nel salotto di casa tua… Ad un certo punto posi gli occhi su qualcosa o qualcuno e dentro di te scatta come un click, un ricordo, un’emozione, un desiderio… e da lì senza rendertene conto, inconsciamente, il tuo cervello comincia un processo creativo, che poi, puoi portare avanti, in un secondo momento, razionalmente oppure no.
Qual è l’elemento iniziale che innesca il processo creativo? E cosa ritieni sia più importante? Il concetto, l’idea espressa, o il risultato estetico e percettivo dell’opera?
Quando si innesca questo processo creativo, io personalmente cerco di focalizzarlo e ampliarlo. Cerco di non far prevalere nessun aspetto a discapito di un altro, ma di farli interagire sinergicamente per ottenere un risultato più ottimale possibile.
Quale fase dell’arte / creazione ti colpisce di più?
La fase che prediligo del processo creativo è la progettazione. Sono sicuramente rimasta influenzata dal mio metodo di studio, che oggi è diventato il mio metodo di lavoro. Infatti durante il mio percorso di studi, ad un certo punto ho sentito l’esigenza di affrontare ogni singolo aspetto, cercando di approfondirlo (forse ci vorrebbe un articolo solo per parlare di che cosa sia realmente un autodidatta dal mio punto di vista).
Ad esempio la scelta del soggetto, l’inquadratura, il taglio prospettico, lo schema compositivo, illuminazione, toni e valori tonali ecc.. Cerco sempre di inserire elementi che a me piacciono molto come ad esempio i contrasti di luce o di toni caldi e freddi.


Perché hai scelto un’arte visiva?
Ho scelto un’arte visiva perché amo le immagini sotto qualsiasi forma, disegni, pitture, fotografie… le paragono un po’ alle poesie ermetiche che riescono a raccontare con estrema sintesi, con un solo fotogramma a differenza dei video, una storia. Lo trovo affascinante.
Cosa si prova a manipolare la materia per creare un’opera plastica o pittorica?
Usare i colori, rendere una pittura anche molto materica, mi rimanda in mio mondo interiore fatto di sensazioni anche tattili, in cui trovo la mia isola felice.
Quale tecnica di disegno o pittura preferisci? Cosa rende speciale questo mezzo per te?
Ho iniziato a dipingere con i colori ad olio, passando poi, durante la gravidanza, ai colori acrilici. All’inizio è stato molto frustrante perché è stato un dover ricominciare da capo, dover prendere familiarità con un’altra tecnica.
Oggi invece sono perfettamente consapevole dei pregi e dei limiti di entrambi e li uso secondo necessità.
È difficile discorrere d’arte senza parlare di sé. Quanto c’è della tua storia, dei tuoi ricordi, della tua vita intima, nelle opere che realizzi?
Sono una chiacchierona, ma molti non si accorgono che parlo di tutto tranne che di me e nel mio lavoro è un po’ lo stesso, mi devi cercare per trovarmi, ma ci sono.
Qual è l’importanza di trasmettere la conoscenza artistica alle nuove generazioni?
Credo sia fondamentale trasmettere la conoscenza artistica, sia teorica che pratica, alle nuove generazioni. Ancora più importante credo sia, fare un passo indietro. Si dovrebbe tornare a studiare, nelle scuole pubbliche, nei corsi privati o anche da autodidatta, ma con una profonda umiltà. Con una voglia prima ancora “di fare”, del voler “saper fare”.
Prima ho parlato di mio nonno, di imparare un’arte, un mestiere in bottega, anche i grandi artisti vengono da questi percorsi. Faccio sempre l’esempio del pianista, prima di improvvisare, di sperimentare impara a suonare il pianoforte.
Non capisco perché molte persone che si avvicinano alla pittura non sentano il bisogno prima, di imparare. Troppo comodo dire che si opta per opere astratte, perché forse fanno finta di non sapere che dietro certi grandi lavori c’è comunque uno studio di colori, di composizione ed altro, meraviglioso.
Secondo te qual è la funzione sociale dell’Arte?
L’arte ha una importantissima funzione sociale, cioè quella di sensibilizzare gli animi, di spingerli ad una ricerca etica ed estetica, che sarebbe capace di rendere migliore la società. Crisi politiche, economiche, pandemie, non è vero che migliorano l’uomo, come molti si aspettavano, credo invece l’esatto contrario.
L’uomo entra in un ottica di sopravvivenza ed istintivamente tira fuori tutti gli istinti primordiali, ben lontani dai traguardi evolutivi, raggiunti in epoche di benessere.
Cosa dicono le tue opere? Quali messaggi vogliono comunicare?
Le mie opere, soprattutto le ultime serie che ho dipinto, sono una rivisitazione, di opere classiche, in chiave più leggera e moderna. Un riscoprire il mondo antico, meraviglioso e complesso, rendendolo più accessibile. Sottolineando tratti interiori ed esteriori che attraversano i secoli, rendendoci allo stesso tempo unici e molteplici.
Quale messaggio personale vorresti lasciarci?
Il messaggio che mi piacerebbe lasciare è quello di ricordarci sempre di “guardare oltre”, oltre la materia, oltre le dimensioni di spazio e di tempo che ci fanno vivere in una condizione povera e limitante.
Grazie Vita