Dall’Idea alla Realizzazione, passando per la Progettazione.
Mi piace approfondire con metodo, ogni fase del lavoro. Col tempo questo approccio è diventato un metodo.
A monte di tutto c’è quella scintilla che all’improvviso solletica il nostro lato creativo: incontri, riflessioni, emozioni, ricordi che molti chiamano ispirazione.
Da questo impulso nasce un processo di messa a fuoco del punto di interesse del nuovo lavoro, che può essere fisico (una caratteristica fisica del soggetto) o psicologico (ad esempio la rappresentazione di una emozione).
SCELTA DEL SOGGETTO
La foto di un bronzo di Riace, mi ha posto davanti al doppio mistero che avvolge queste statue.
Chi era il modello? E chi era l’artista che lo aveva immortalato?
La postura della statua, lo sguardo, il viso, emanano forza, determinazione e fierezza. Quello era il punto focale del mio interesse.
Volevo enfatizzare questo aspetto affascinante.
INQUADRATURA E COMPOSIZIONE
Ho progettato un trittico perché ho individuato tre aspetti fondamentali ed ho deciso di metterli in evidenza singolarmente.
In ciascun elemento ho adottato un diverso schema compositivo.
LA TESTA
Il primo elemento a sinistra è sulla testa, ripresa dal basso per accentuare lo sguardo fiero che guarda al di sopra, oltre.
Lo schema compositivo del viso è di tipo circolare, nello specifico, cerchi
concentrici.
Il primo cerchio, più interno, sull’occhio, è il centro di interesse, rappresentato con più dettegli, più luce, più contrasto, colori più saturi e luminosi.
Passando ai cerchi esterni, tutto diminuisce, dettagli, luce e contrasti. Come nei vecchi film quando le scene andavano in dissolvenza.
Così il soggetto sembra “uscire” dal quadro.
IL TORACE
Nel lavoro del torace, come si vede negli appunti, ho rischiato, mettendo il punto di interesse fuori dal quadro.
Il gioco consiste nel guidare lo sguardo in un percorso stabilito all’interno del quadro.
L’osservatore, per cercare di completare ciò che si vede solo parzialmente, tende a seguire una linea implicita verticale, dal centro dei pettorali all’ombelico.
Le molte linee implicite diagonali della composizione, rafforzate dall’illuminazione, spingono lo sguardo verso il capezzolo in alto.
Un percorso già tracciato, dentro cui
l’osservatore si muove, “entrando” nel quadro.
I GLUTEI
Nel lavoro dei glutei, a destra del trittico, ho usato lo schema compositivo della “regola dei terzi”.
Il centro dei glutei coincide con il primo terzo. Così il soggetto è fortemente agganciato alla composizione ma non rischia di “uscire” dal quadro, ne di attrarre, di far “cadere” l’osservatore nella scena.
Ho voluto creare un equilibrio in cui il soggetto rimane rappresentato e “sospeso” nella sua dimensione.
TONI CROMATICI
Ho scelto la gamma dei blu perché fin dal primo momento, per il suo ritrovamento nel Mediterraneo, ho visualizzato questo personaggio come un Dio del mare.
Credo sia importante cercare di conoscere più aspetti possibili dei soggetti che scegliamo perché ci aiutano a capirli ed a rappresentarli al meglio.
Quindi mi sono documentata sul suo ritrovamento e le varie storie più o meno verosimili che lo circondano.
ILLUMINAZIONE:
Volevo che uscisse dall’oscurità, dal mistero, dal passato, mantenendo tutta la sua forza e la sua determinazione attraverso i secoli.
STILE
Sono alla continua ricerca di un mio stile personale, di un’astrazione dei soggetti, dettata da quello che suscitano in me.
E’ una ricerca che guarda al mio intimo piuttosto che all’esterno.
Amo alternare zone molto dettagliate ad altre pressoché accennate, ma sempre in modo funzionale al soggetto e allo schema compositivo.
TEXTURE
Mi piace usare il colore a strati, progettando quelli di fondo in funzione
di quelli superiori, ma lasciandoli intravedere.
A volte, ad esempio, invece di abbassare la saturazione di un colore mescolandolo con un grigio, mi piace dare una pennellata molto secca, diradandolo, giocando appunto con il
colore sotto.
SCELTE STILISTICHE
Adoro diversi effetti e mi piace utilizzarli, come ad esempio i contrasti di colori caldi e freddi, l’accostare e alternare i valori tonali massimi e minimi, lasciare delle forme aperte che poi il nostro cervello andrà a chiudere (ad esempio nel fianco del bronzo di Riace, dove lo sfondo penetra e si fonde con il soggetto).