A volte può capitare di incantarsi osservando un particolare aspetto di ciò che ti circonda. Ti ritrovi bambino a guardare assorto una conchiglia, una piuma, un sasso, un tramonto o da vicino gli occhi del tuo amore, la manina di un neonato.
Hai fatto caso che il tempo si ferma? Finalmente tutto tace e puoi goderti un momento di pace e benessere dorato. Ti puoi forse ricordare che da bambino hai avuto momenti così.
Un mio amico mi raccontava che quando aveva cinque anni era andato con sua madre ed una amica in un giardino pubblico, in una zona recintata c’erano altalene e giostre e all’ingresso si trovava una pomposa insegna che si intitolava “Les Champs Elysées”, I Campi Elisi, i celestiali campi della felicità.
Il mio amico poteva ricordare e vedere ancora vividamente tutta la scena: in un palchetto traballante c’era un trio di musicisti, il violinista con un aspetto sottile e sofferente, con le sue scarpe di vernice. Il pianista calvo e grassoccio, una pettoruta signora, in tulle bianco con il lamentoso violoncello serrato tra le cosce carnose e brevi.
Gli altri bambini stavano ancora ballando sulle altalene mentre lui cominciò ad annoiarsi. Mentre la madre e l’amica con il suo lungo naso erano assorte nella musica, cosa che non impediva loro di continuare a chiacchierare sussurrando tra loro chissà che cosa, il mio amico colse l’occasione di battersela attraverso una stretta fessura trovandosi in un prato assolato.
Si lasciò andare nell’erba fragrante che ondeggiava intorno a lui. L’erba era abbastanza alta da renderlo introvabile mentre ascoltava la musica del trio in distanza.
All’improvviso un forte ronzio nell’orecchio e si ritrovò a sorvegliare con spavento il volo di un’ape vellutata che girava intorno alla sua testa, quasi fino a toccarla.
Ma l’ape, ignorandolo si andò a posare su un fiore purpureo e peloso, tanto vicino alla sua testa da apparirgli enorme e vago e si mise a succhiare il nettare.
In quel momento accadde qualcosa: tutta la sua paura evaporò, ci fu solo lui, l’ape, il sole, l’erba e … la meraviglia.
In quell’istante la luce del sole e il cielo, l’erba e l’ape e lui stesso si fusero, divennero uno pur rimanendo distinti. Questo durò per un battito di cuore? Un’ora? Un anno? Poi all’improvviso lui fu ancora lui ma riempito di una indescrivibile beatitudine – non erano forse quelli i Campi Elisi?
Il trio stava ancora suonando una melodia che lui ancora associa a questo giorno tanto che può fischiettarlo per te tutte le volte che vuoi.
Il mio amico dice che probabilmente quello è stato il momento della sua vita in cui è stato più aderente alla realtà.
Quando sento questo racconto anche io divento un bambino e posso provare la stessa meraviglia, il suo racconto risveglia echi nei miei ricordi, momenti in cui ho provato lo stesso stupore, la stessa presenza.
Fido nel fatto che anche il bambino che è ancora in te sappia trovare la verità in tutto questo.
Gli esercizi che farai nei workshop di vedere-disegnare e meditazione creativa, hanno lo scopo di risvegliare in te quella attenzione, quello stato di grazia che ogni artista prova quando esercita la propria arte.
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