quando si scatena l’avversario della creatività: l’inerzia

06-LInnamoratoNell’articolo “l’arte e la vita non vissuta: una via per salvarsi dall’Inerzia” abbiamo presentato il principale avversario della nostra naturale creatività. Ecco una lista, in ordine sparso, delle attività, che più comunemente risvegliano l’avversario: l’Inerzia.
  • l’inizio di una qualsiasi attività che abbia come obiettivo un risultato creativo o innovativo;
  • Il lancio di qualsiasi attività imprenditoriale o impresa, a scopo di lucro o altro;
  • Iniziare qualsiasi regime di dieta o salutare;
  • Qualsiasi programma di crescita spirituale;
  • Qualsiasi attività il cui scopo è rinforzare gli addominali o di snellimento;
  • Ogni corso o programma progettato per superare un’abitudine malsana o una dipendenza;
  • Programmi di istruzione di ogni genere;
  • Qualsiasi atto di coraggio politico, morale, o etico, compresa la decisione di cambiare in meglio, in noi stessi, alcuni modelli sbagliati di pensiero o di comportamento;
  • Iniziare qualsiasi impresa il cui obiettivo è quello di aiutare gli altri;
  • Ogni atto che comporti un impegno del cuore. Decidere di sposarsi, di avere un figlio, porre un punto fermo in un rapporto;
  • Adottare qualsiasi posizione di principio di fronte alle avversità;

In altre parole, qualsiasi atto che rifiuta una immediata gratificazione in favore di una crescita a lungo termine, la salute, o l’integrità; Detto in un altro modo, ogni atto che deriva dalla nostra natura superiore invece dai bassi istinti. Ognuna di queste scelte farà attivare la resistenza dell’Inerzia.

Tu che ne pensi? Mi interessa molto conoscere le tue impressioni e riflessioni su questo argomento.

Nei prossimi articoli di questa serie vorrei cercare di capire quali sono le caratteristiche e come si manifesta l’Inerzia.

Perché, come dice il Dalai Lama “Il nemico è un ottimo insegnante” 

Questo articolo fa parte della una serie “arte e autorealizzazione” legata al “Gioco dell’Artista“. Il precedente articolo è:


Questo argomento è trattato in modo approfondito durante le lezioni dei corsi di disegno e pittura che Circolo d’Arti organizza a Cagliari, Senorbì e Guasila, e nel corso sul web. Guarda la lista di tutti i corsi.

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Alessandro Pedroni

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Ciao, se mi leggi forse condividi con me l’amore per il disegno e la pittura e sei sempre alla ricerca di approfondimenti e nuovi stimoli, cosciente che c'è sempre ancora molto da scoprire. Mi piace condividere quello che ho imparato in una vita di mestieri fatti con la matita e i pennelli in mano, per questo insegno disegno e pittura da più di dieci anni e scrivo articoli sulla pratica del disegno e della pittura su questo blog.

5 Comments

  1. Credo che l’inerzia sia uno stato di paralisi che ha molto a che fare con un sentimento di inadeguatezza. Spesso chi si sente non all’altezza o non certo delle proprie capacità (ma anche delle proprie emozioni) non si crede “capace” di espressione. Questo ovviamente investe anche la nostre possibilità di espressione artistica. Spesso mi confronto con amici che dipingono come me, e che sentono forte la spinta ad essere “adeguati” ad una certa aspettativa che gli altri hanno di loro piuttosto che a sentirsi liberi attraverso l’atto e la scelta di se attraverso la pittura.

    Come per tutte le attività umane ci si può specializzare, si può cercare l’approvazione, il consenso, ma senza il rispetto (che equivale all’amore) per se stessi nemmeno la pittura ci può essere d’aiuto.

    Quindi intendo dire che l’inerzia può coincidere con la paura di stare a contatto con le nostre emozioni profonde. Questo affascinante viaggio può essere anche doloroso, ma penso che il mutuare le nostre immagini interne e tradurle in pittura non solo può dare al mondo ciò che noi siamo veramente ma ci dà anche delle fondamentali informazioni su di noi.

    1. Quello che scrivi è molto vero Adriana, vorrei solo aggiungere che la pratica del disegno e della pittura favorisce stati mentali di risanamento, perché ci pone in stati simili a quello della meditazione.

  2. Innanzitutto ha trovato sorprendentemente interessanti questi articoli su questo famelico, spietato quanto subdolo nemico interiore che è l’inerzia. Mi ci sono rispecchiata sia direttamente che indirettamente attraverso l’evoluzione nefasta che ho potuto osservare nel vissuto di mio padre che purtroppo ha soffocato e dismesso quasi completamente il suo talento artistico (con gravi conseguenze psico-fisiche). Per quel che mi riguarda condivido il commento di Adriana. L’inerzia per me è collegata ad un problema di scarsa autostima. Da questa derivano il timore del confronto e del fallimento, la demotivazione, la rinuncia e la paralisi. A dare manforte a questo auto-boicottaggio interiore poi ci pensano una serie svariata di fattori esterni: doveri familiari e scrupoli morali (del tipo sottraggo tempo a cose “più importanti), lavoro, problemi di ogni tipo……. Ma in fondo questi non sono altro che pretesti, paraventi della paura di vivere. Il talento per il disegno è un dono dico io, che mi è stato trasmesso geneticamente e che ho manifestato prestissimo, ancor prima di muovere i passi.Ora ho 47 anni e ne ho mossi di passi, anche troppi forse, avrei fatto meglio a muovere qualche passo in meno e dare qualche pedata in più :-) va bè… Questo “dono” durante il periodo della giovinezza l’ho difeso strenuamente dall’imposizione di scelte diverse e poi negli anni dell’ accademia, quando tutto il mio universo personale e familiare è stato sconvolto da eventi pazzeschi, è stato la mia ancora di salvezza. Ma le insidie non hanno soluzione di continuità e quindi ciò che non può entrare dalla porta, lo fa dalla finestra e tenta di fregarti. E quindi matrimonio, famiglia (per carità esperienze bellissime soprattutto i figli) e tante altre situazioni corollario, altre situazioni allucinanti e rocambolesche che la vita premurosamente non mi fa mai mancare ed ecco che l’inerzia è li trionfante che se la ride di gusto. Come la sconfiggo? Con la fiducia in me stessa, con la consapevolezza che non c’è nulla da vincere o perdere ma tutto da esprimere. Coltivando più amore per me stessa e un’insaziabile curiosità per il mondo che mi circonda. Fregandomene del timore di commettere gaffe o farmi giudicare. Ricordando con gratitudine quel che e che ho ricevuto e che sono stata in grado di fare fin’ora nonostante la mia autostima che in una scala da 0 a 10, arrivava …..diciamo a 4 e 1/2. Perciò – coraggio – mi dico – che vivere è un piacevolissimo dovere.

  3. Mi sia concessa una considerazione fuori luogo. In fisica l’«inerzia» non esiste, se non come «principio regolativo», se non come una ideale «legge di conservazione», o come una «costante» imposta dal puro pensiero, o ancora come una «escogitazione della mente» dettata dalla necessità di rendere intelligibili ed esplicabili i fenomeni naturali, altrimente caotici e insensati. Il principio d’inerzia, secondo la formulazione introdotta in fisica da Galilei, altro non è che «la legge secondo la quale un corpo persiste nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme finché non intervengano forze esterne sufficienti a modificare tale stato». In assenza di tale postulato puramente logico (detto anche «primo principio della dinamica») Galilei non avrebbe mai potuto rendere conto dei fenomeni empirici effettivi, del movimento oscillatorio, dell’accelerazione, della caduta dei gravi, ecc. Ciò di cui si può fare esperienza effettiva non è mai l’inerzia in sé (che è una pura funzione logico-teorretica), bensi sempre soltanto una modificazione quantitativamente misurabile (più o meno) di quello stato ideale (di quiete o di moto rerttilineo uniforme). In senso metaforico, si potrebbe dunque aggiungere che l’inerzia è l’insopprimibile (ideale) antagonista della vita, appunto perché essa consente al protagonista di avere «costante coscienza» del proprio (reale) stato. Come nella vita, così anche nell’arte: dall’inerzia ci sarebbe tanto da apprendere, almeno quanto Galilei dalle idee platoniche, o il corpo dalla sua ombra, o ancora l’aspirante pittore dalla saggezza zen.

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