Perché se dipingi fare i colori esatti del modello non è importante?

Leggo continuamente articoli in giro per il web che spiegano in che modo misurare “l’esatto colore” da impastare sulla tavolozza, ci sono articoli ed articoli sul tema del cosiddetto “Color Checker”, di seguito, per documentazione, te ne fornisco una lista ragionata.

Credo che la questione sia assolutamente mal posta, un pittore usa il colore in funzione del racconto che vuole fare e non sempre la corrispondenza “colorimetrica” corrisponde alla emozione o alla comunicazione che l’artista intende suscitare. Questo vale per qualsiasi opera figurativa, che essa sia “naturalista” o “astratta”.

Non dico che non sia necessario per un pittore conoscere i colori che usa o approfondire certi aspetti della teoria del colore, dico però che questo deve servire per scoprire come il colore può essere usato al servizio di ciò che vuole raccontare.

Faccio qualche esempio:

Come si può vedere accostando nella serie di opere che ho scelto l’uso dei colori e della illuminazione è sempre stato usato in funzione del racconto che il pittore stava facendo o per sottolineare l’atmosfera emotiva che si voleva trasmettere.

Ho lavorato molti anni come grafico e uno dei problemi che ci si trova ad affrontare quando si deve riprodurre una foto su uno stampato, è che comunque si lavori, anche usando le tecnologie più fini, non è possibile riprodurre i colori esatti della fotografia fornita, ne tanto meno quelli del modello originale.

Per un pittore questo problema non si dovrebbe porre: se vuole raccontare la natura, i suoi colori devono dare un senso di naturalezza (che è una percezione soggettiva e culturale), come si può vedere nelle opere di Raffaello, Michelangelo, Caravaggio e Vermeer, i colori usati non sono “naturali”, danno piuttosto il senso della naturalezza e comunque si accordano con l’emozione che l’opera voleva esprimere; le opere d’arte degli autori più recenti, da Cezanne in poi sono meno interessate alla corrispondenza con la realtà percepita e più interessati ad esprimere – anche attraverso i colori – le percezioni soggettive, le emozioni personali o le proprie fantasie.

A questo punto la necessità di riprodurre esattamente i colori del soggetto ritratto risulta forse futile, anche i cosiddetti pittori iperrealisti sono costretti ad utilizzare stampe fotografiche come modelli del loro lavoro (e dovrebbero essere coscienti che  nemmeno le foto sono fedeli ai colori del soggetto che riproducono). Quindi forse la nostra attenzione di pittori quando scegliamo e impastiamo i colori sulla nostra tavolozza dovrebbe essere posta al servizio di che cosa vogliamo raccontare e del senso che vogliamo dare al nostro racconto.

La teoria dei colori e tutte le considerazioni più o meno scientifiche su valori di chiaroscuro, toni di colore e valori di saturazione ci possono comunque essere utili, specie se le utilizziamo per scegliere i pigmenti più efficienti per esprimere il nostro personale racconto della realtà o delle nostre fantasie ed emozioni.

Ecco alcuni riferimenti per farsi un’idea da soli:

Una trattazione semplice sulla teoria dei colori su L’angolo dell’Arte
Il colore su disegnoepittura.it
La saturazione del colore su disegnoepittura.it
come scaldare o raffreddare un colore
Colori primari secondari e complementari

Come puoi constatare molte di queste informazioni hanno a che vedere più con la scienza che con la pittura, quello che interessa un pittore è come creare un’armonia di colori sulla propria opera, come usare i colori per esprimere il proprio stato d’animo o per rendere l’emozione e l’atmosfera che la propria opera deve rendere.

Per ottenere questo risultato dovete come prima cosa imparare alcune semplici basi della teoria del colore, questo mi sembra una buona lezione filmata da cui partire:

Per imparare a mescolare i colori può essere utile questa serie di video che ho registrato durante un mio workshop sulla ruota dei colori fatta usando solo i tre colori primari: potete vedere tutta la serie su youtube o vederli uno per uno qui di seguito (ti avverto, è una lezione dal vero e i miei allievi sono chiacchieroni!):

questa sequenza di filmati fa vedere chiaramente come con i soli colori primari non si può ottenere tutta la gamma dei colori necessari ad un pittore. Per ottenere una più vasta gamma di colori bisogna usare almeno sei pigmenti di partenza e una serie di terre, ma ne parleremo in un altro articolo.

Un bell’esercizio per imparare a impastare i colori per ottenere delle gamme armoniche è quello di imparare a  impastare colori complementari, come è mostrato nel filmato che segue, questo approccio è molto utilizzato dai pittori che dipingono alla prima:


Per completare l’argomento aggiungo alcuni riferimenti ai cosiddetti sistemi di “color checker”. Sull’argomento si trovano per il web le soluzioni più elaborate e varie.

In italiano il sito di disegnoepittura.it propone una soluzione che potrebbe essere utile se si dipinge usando come modello una foto, consiste nel plastificare la foto stessa e nell’applicare dei test degli impasti che si vanno facendo direttamente sulla plastificazione della foto. Il limite di questo metodo, oltre alle osservazioni con cui ho aperto questo articolo, è che esso da la sensazione di offrire una soluzione perfettamente esatta, purtroppo il limite è proprio nell’uso della foto, perché non esiste metodo di stampa fotografica che garantisca, nemmeno in via teorica la corrispondenza tra una qualsiasi foto stampata e l’originale da cui è stata ripresa.

Altri sistemi più sofisticati prevedono l’uso di mirini più o meno costosi, come quello proposto in questo video:

Una variazione sul tema appena proposto è quella riportata nel forum watersolubleoils, dalle immagini che seguono risulta abbastanza facile capire come lo strumento possa essere costruito.


Credo di averti dato molti spunti di riflessione con questo lungo articolo, in interventi successivi approfondirò i vari aspetti di questa questione per sgombrare il campo da tutta una serie di equivoci nei quali che inizia a dipingere cade, per ritrovarsi in vicoli ciechi da cui non si riesce ad uscire se non con molta fatica e fortuna.

Tutti questi metodi, malgrado sembrino offrire una certa esattezza nella misurazione del colore falliscono a causa del fenomeno della interferenza percettiva soggettiva dei colori adiacenti e soprattutto per il motivo che percepire il tuo quadro e percepire il tuo modello, sperando che i due universi possano corrispondere in qualche modo, è futile (vedi anche “La visione dei colori – la teoria di Young e Helmholtz) .

Tutti questi sistemi, compreso il famoso e costoso Carder Method  sono debitori verso il vecchio trucco di caricare un po’ di colore sulla spatola con cui si impastano i colori e di raffrontarlo con il colore che si tenta di riprodurre.


Questo argomento è trattato in modo approfondito durante le lezioni dei corsi di disegno e pittura che Circolo d’Arti organizza a Cagliari e a Ortacesus o nel corso sul web. Guarda la lista di tutti i corsi.

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blog, pittura ad olio, teoria del colore,

Alessandro Pedroni

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Ciao, se mi leggi forse condividi con me l’amore per il disegno e la pittura e sei sempre alla ricerca di approfondimenti e nuovi stimoli, cosciente che c'è sempre ancora molto da scoprire. Mi piace condividere quello che ho imparato in una vita di mestieri fatti con la matita e i pennelli in mano, per questo insegno disegno e pittura da più di dieci anni e scrivo articoli sulla pratica del disegno e della pittura su questo blog.

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