Patrizia Secchi, pittrice di mare

Nome completo e professione

Maria Patrizia Secchi, attualmente lavoro presso una grande azienda di pubblici trasporti

Chi è Patrizia Secchi?

Una un po’ artista e un po’ artigiana provvisoriamente prestata ad un altro lavoro, solo che questo “provvisoriamente” è durato un po’ più a lungo di quanto io avessi pensato.

Che mestiere fai?

Preferirei rispondere ad una domanda tipo: “cosa vorresti fare da grande?” Quando sarò grande farò la pittrice.

Da dove vieni?

Sono nata a Nuoro nel 1965 e ci vivo.

Come, quando e perché è iniziato il tuo amore per l’arte?

Credo che sia nato con me.

A casa dei nonni si respirava amore per la pittura e la scultura, avevo due zii che dipingevano e si dedicavano alla scultura e al modellismo.

Uno dei due è morto giovane quando io ero piccolissima, ma i suoi dipinti erano dei cimeli per i miei nonni. Dipingeva dei paesaggi con alberi mentre il più giovane si dedicava alla figura umana e alle nature morte.

Mio nonno era un pasticcere che faceva meravigliose decorazioni sulle sue torte ed era bravissimo nel disegno, anche se non ci si dedicava.

Di mia nonna conservo ancora un dipinto su tessuto di fustagno, forse non aveva altro a disposizione, una coppia di innamorati che conversa timidamente in un cortile.

A casa sua aveva anche un altro suo dipinto, sempre su tessuto giallo, con due bambine che giocano a palla: linee molto semplici con cui era riuscita a rendere la sensazione del movimento e dei volumi.

Però io l’ho sempre vista lavorare, mai dipingere o disegnare: aveva ben poco tempo da dedicare alla pittura con otto figli da crescere e la necessità di aiutare mio nonno.

Quando è cominciata quest’avventura nell’arte?

Fin da piccola, appena avevo a disposizione matite e colori adoravo disegnare. Ricordo che la mia maestra usciva dalla classe col mio album e col mio quaderno sotto il braccio, per farlo vedere alle colleghe. Vinsi anche un concorso di pittura alle elementari! Ricordo ancora il soggetto: un bosco con un prato fiorito.

Cosa hai studiato e dove?

I miei studi sono classici. In famiglia si diede retta al suggerimento dei professori delle medie, che dicevano che l’unico istituto superiore ad indirizzo artistico presente a Nuoro fosse un Tecnico e non un Liceo, ed io secondo loro dovevo frequentare un liceo. Non avevo sufficiente autonomia e fiducia in me stessa, cosa di cui ho sempre scarseggiato, per scegliere da sola. Ho frequentato il liceo classico a Nuoro e devo dire che in ogni caso ringrazio la formazione che mi ha dato. Storia dell’arte è stata però la materia di mia scelta all’esame di maturità. Avrei voluto, dopo la maturità, frequentare l’accademia di Belle Arti, ma non mi è stato permesso di andare a studiare fuori. Così ho dovuto accontentarmi di una facoltà universitaria senza l’obbligo di frequenza e trovarmi un lavoro.

Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell’arte e a seguire studi artistici?

Mi ha spinto la delusione di non poter seguire la strada che desideravo.

Appena ho avuto del denaro a disposizione, ho iniziato ad acquistare testi di tecnica pittorica e disegno artistico: non potevo andare all’accademia, ma nessuno poteva vietarmi di studiarne i testi. I miei primi sono stati i quelli di Gino Piva: La “Tecnica della pittura ad olio e del disegno artistico” e “Manuale pratico di tecnica pittorica”. Mi si è aperto un mondo.

Potei poi acquistarmi dei colori ad olio, un cavalletto ed altri testi ancora: mi esercitavo seguendone i suggerimenti. Recentemente, ripulendo la cantina, ho buttato via dei raccoglitori pieni di fogli di recupero dove disegnavo uova, frutti, foglie… prima soli e poi a gruppi.

Un sacco di esercizi che nemmeno ricordavo, sempre da sola e anche un po’ di nascosto. Sono arrivata ad entrare in chiesa per provare a disegnare le donne in raccogliemento nei banchi con un quaderno piccolissimo perchè nessuno si accorgesse di me.

Mi è, però, sempre mancato il confronto, qualcuno che mi dicesse: correggi qui, qualcuno che mi desse sicurezza.

Quando è nato mio figlio, mi sono dedicata al ritratto: lo disegnavo mentre dormiva. Diventato un po’ più grandicello accettava di posare per me, ma io avevo sempre meno tempo di dedicare alla mia passione: ero donna, madre, lavoratrice e pure pendolare per sedici anni.

Ho trascorso anni senza dipingere, potendomi permettere solo il disegno in grafite, seppur facendo rari lavori su commissione e di illustrazione con quel mezzo.

Però, dopo anni bui, che sono arrivati e passati, è stata la pittura, la mia rinascita in tutti i sensi.

Come studente, qual è stata la lezione più importante che hai imparato?

Che un artista non finisce mai di imparare, che ogni sua opera è un esercizio per migliorare quella successiva. Credo che questa disposizione d’animo sia quella giusta per poter crescere sempre, almeno io non ne conosco altra.

Come artista, cosa vuoi condividere con il mondo?

Vorrei condividere ciò che mi affascina. Da bambina passavo ore ad osservare la risacca del mare e lo faccio anche adesso. (Più tardi ho pensato che sono stata una bambina ben strana). Mi affascina la natura, quella dove l’uomo non è riuscito a fare troppi danni. Mi affascina vedere la materia che abbiamo a disposizione nelle nostre mani, come la grafite o un tubetto di colore, poter prendere forma, quando ci mettiamo abbastanza impegno, in quell’immagine che ci ha emozionato.

Secondo te, da dove viene l’ispirazione?

Credo che venga da un sentimento, da un bisogno di fissarlo. Fissare un’immagine, un momento, una sensazione che una fotografia non saprà restituirti mai.
Da circa otto anni ho sempre con me un piccolo blocco per schizzi. Le forme che vedo io sono altre da quelle che vede un obbiettivo fotografico, che poi è, comunque, un valido aiuto. Ma il tuo occhio, il tuo orecchio, le sensazioni che arrivano alla tua mente, quelle sono l’ispirazione.

Qual è l’elemento iniziale che innesca il processo creativo? E cosa ritieni sia più importante? Il concetto, l’idea espressa, o il risultato estetico e percettivo dell’opera?

Mi posso collegare alla domanda precedente, per quanto riguarda l’innesco del processo creativo. Poi penso che il risultato estetico, con l’idea ed il concetto che si esprime, debbano andare di pari passo. Sono componenti che, secondo me, debbono avere lo stesso peso, perchè ognuna di queste componenti comunica attraverso l’altra.

Quale fase dell’arte / creazione ti colpisce di più?

Se devo pensare alle mie fasi, escluderei l’ultima, perché non sono mai contenta dei risultati ottenuti. Probabilmente preferisco i momenti in cui penso al dipinto, in cui faccio degi studi, lo immagino. Negli ultimi anni mi affascina la disciplina sulla composizione e cerco di capire come il mio lavoro possa essere positivamente influenzato da determinate regole che derivano da certe straordinarie reazioni del cervello umano alle immagini e alle forme geometriche. Ma come escludere il momento magico in cui si iniziano a mescolare i colori in una tavolozza?

Perché hai scelto un’arte visiva?

Credo che le nostre scelte dipendano molto dalle opportunità che ci offre la vita. Noi stessi siamo il risultato di quelle opportunità che purtroppo non vengono distribuite in maniera paritaria. Credo anche che ogni artista ami l’arte in generale, la musica, la letteratura, il teatro… Che poi sceglie istintivamente quella che è più congeniale al suo carattere. Un orsacchiotto un po’ timido e solitario come me non poteva certo scegliere il teatro…

Cosa si prova a manipolare la materia per creare un’opera plastica o pittorica?

Io credo che sia il maggior piacere. Forse il fine vero dell’opera di un artista è quello. Stare solo con i suoi strumenti. Vedere come le immagini e i pensieri prendono forma. Vedere la grana della carta che acquista un altro senso sotto un tratteggio a grafite, vedere un’ombra venire fuori da una velatura e dare volume ad un oggetto che prima era piatto… e la goccia di acquerello che si spande sulla carta Arches ancora meglio di come te la eri immaginata. Non so, credo che mi possa capire solo chi prova lo stesso piacere.

Perché pittura ad olio? Cosa rende speciale questo mezzo per te?

Perché mi permette di pensare. Di tornarci su e di rifare. Perché non richiede velocità, che non risponde al mio carattere riflessivo e meditativo. Perché oggi ci sono dei medium fantastici che, se hai bisogno che asciughi un po’ più in fretta, te lo permettono.

È difficile discorrere d’arte senza parlare di sé. Quanto c’è della tua storia, dei tuoi ricordi, della tua vita intima, nelle opere che realizzi?

Credo che ci sia tutto di me: il mio percorso, il mio carattere schivo e riservato. Amo la natura e tantissimo il mare, quando non ci sono gli schiamazzi dei bagnanti. Ho poca fiducia nella natura umana in generale, credo che sia per quello che l’elemento umano è, al momento, assente nei miei lavori. Nello stesso tempo ammiro molto il ritratto, quando sa cogliere l’animo del soggetto: penso che mi ci dedicherò, quando avrò più tempo per la mia passione.
Per ora dedico alla pittura e al disegno tutto il tempo che posso, col rimpianto che per troppi anni non l’ho fatto.

Qual è l’importanza di trasmettere la conoscenza artistica alle nuove generazioni?

Le nuove generazioni vivono in un mondo dove è tutto a portata di mano e paradossalmente per la stessa ragione non sono “padroni” di nulla anche se si ritengono padroni di tutto. Gli studi che fanno sono superficiali, con l’idea che basta un click per avere le informazioni subito disponibili, non conoscono cosa significa lavorare seriamente per ottenere dei risultati. Credo che per l’arte, in qualche modo, nonostante abbiano il lavoro molto più semplificato, avendo a disposizione le immagini dei lavori dei grandi maestri che noi potevamo solo vedere in un libro di storia dell’arte (che non era alla portata di tutti per il suo costo elevato) o sulle grandi e costosissime monografie che io stessa mi sono potuta permettere molto tardi, nonostante il web pulluli di tutorial che ti illustrano una tecnica, per l’arte, dicevo, è necessario più che mai impegno, costanza e determinazione, per acquisire le capacità personali. Se oggi sei uno studente e puoi fare, che so, una ricerca facendo copia e incolla mentre per noi servivano ore di lavoro di lettura e poi di sintesi in biblioteca, non puoi fare un disegno o un dipinto, col sistema copia e incolla.

Secondo te qual è la funzione sociale dell’Arte?

L’arte è uno straordinario mezzo di connessione, di comunicazione. Credo che sia il mezzo che, attraverso ciò che è bello e piacevole per gli occhi (nel caso dell’arte figurativa) può trasmettere dei messaggi che mirano al meglio della natura dell’uomo: le buone idee, la difesa dell’ambiente e della dignità umana, della libertà. Ma è insito nell’arte questo, è una sua caratteristica, anche quando un artista si mette al lavoro senza pensare: adesso faccio un’opera che comunica questo e quest’altro, la sua opera, credo, parlerà comunque da sola, perché l’arte muove sempre qualcosa all’interno degli individui.

Cosa dicono le tue opere? Quali messaggi vogliono comunicare?

Credo che il messaggio cambi nei diversi periodi della nostra vita, con una costante: comunicare ciò che è bello e buono per noi. Al momento sono attratta dal paesaggio più che mai, adoro stare all’aperto e nella natura, sentire il rumore del mare, del vento e della pioggia. Il mio messaggio credo sia: cerchiamo di conservare intatto, per quanto ci è più possibile, il tesoro naturale e ambientale che ancora non siamo riusciti a distruggere.

Quale messaggio personale vorresti lasciarci?

Ho imparato che è sbagliato rinunciare alle proprie passioni e aspirazioni, anche se nessuno ci incoraggia. Che bisogna cercare di capire quali sono i nostri sogni per distinguerli da quella che è solo la nostra tendenza ad assecondare ciò che gli altri si attendono da noi. E seguire i primi, anche se sembra che sia già tardi. Studiare, lavorarci su. Perché noi siamo quello, non ciò che gli altri vorrebbero che fossimo.
Ho desiderato tutta la vita fare di ciò che amavo di più il mio lavoro, ma la mia timidezza mi impediva di “venire fuori”. Quando mi sono fatta coraggio ed ho organizzato la mia prima mostra personale, ci si è messa di mezzo addirittura una pandemia mondiale ad impedirmelo ad un giorno dall’inaugurazione! Pazienza, lo scopo l’ho raggiunto ugualmente nel momento in cui ho capito che noi siamo i nostri sogni e tutto il lavoro e la sofferenza che abbiamo impiegato per loro. E che rinunciarvi significa rinunciare a noi stessi.

Vuoi aggiungere qualcosa?

Voglio ringraziare Alessandro Pedroni, il suo Circolo d’Arti è un punto di riferimento e di confronto importante. Sul web si trova di tutto, ma non è facile trovare tanta qualità e serietà. La pagina di Facebook su cui, con infinita pazienza, dispensa consigli e suggerimenti a chiunque ne abbia bisogno è un incredibile atto di amore per l’arte figurativa e per la sua funzione sociale.

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arte e autorealizzazione, blog, interviste

Alessandro Pedroni

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Ciao, se mi leggi forse condividi con me l’amore per il disegno e la pittura e sei sempre alla ricerca di approfondimenti e nuovi stimoli, cosciente che c'è sempre ancora molto da scoprire. Mi piace condividere quello che ho imparato in una vita di mestieri fatti con la matita e i pennelli in mano, per questo insegno disegno e pittura da più di dieci anni e scrivo articoli sulla pratica del disegno e della pittura su questo blog.

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