Se la pittura fosse il viaggio di uno sciamano, di un uomo di medicina, di uno stregone, potremmo considerare ciò che i grandi pittori hanno scritto sulla pittura come guide. Manuali per affrontare un viaggio nella percezione e nell’esperienza artistica.
Da questo punto di vista Leonardo con il suo trattato e Michelangelo con i suoi scritti, ci hanno lasciato le buone regole per proteggerci e guidarci su sentieri sicuri e ben tracciati.
Dalì invece, con i suoi 50 segreti magici, ci ha preso di petto, provocandoci e cercando di affascinarci con i suoi enigmi e metafore per distrarci dall’abisso che rischia di attirare chiunque si azzardi per i sentieri stretti di un percorso artistico affrontato in pieno.
La testimonianza delle lettere di Van Gogh ci mette di fronte alla fornace in cui si è avventurato e che lo ha consumato, prendendo di petto la sua arte e ingaggiando un corpo a corpo con la pittura.
Come il pazzo dei tarocchi nulla lo trattiene dal compiere il passo oltre il ciglio del burrone, nell’abisso.
Conta solo la pittura e noi possiamo solo assistere allo spettacolo affascinante della sua consunzione.
Con il suo esempio diretto lui ci ha protetto, preservato dalla follia del pittore, che ha investito in pieno lui, ma i cui echi sentiamo anche noi che facciamo o amiamo la pittura.
Lettore fantastico! ;)
Ma grazie!