Philip Alexius de László era un pittore ungherese, attivo negli anni ’30 del secolo scorso, conosciuto in particolare come ritrattista di regnanti ed aristocratici.
Nel 1934 scrisse un libro sulla sua tecnica per dipingere un ritratto insieme al suo amico, artista e critico d’arte, Alfred Lys Baldry, intitolato “Dipingere un ritratto“. Nel libro de László ha spiegato come componeva la sua tavolozza, quali colori usava e in che ordine li organizzava: blu oltremare, rosso robbia (lacca di garanza), rosa di Robbia (lacca di garanza rosa), bianco di zinco, giallo cadmio chiaro, giallo cadmio scuro, giallo ocra, terra di Siena bruciata e, quando c’era un motivo particolare, usava anche nero avorio, verde Veronese e arancio di cadmio.
László usava come medium l’olio di papavero, perché essiccando lentamente era più adatto alla sua tecnica alla prima. Durante il lavoro il pittore evitava per quanto possibile di miscelare più di due colori insieme sulla tavolozza “per il bene della purezza”. Applicava invece sfumature “bagnato bagnato” direttamente sulla tela.
La prima tecnica pittorica
Dopo aver studiato a Budapest, Monaco e Parigi, László ha iniziato a disegnare e dipingere con grande abilità e destrezza. Tuttavia, all’inizio della sua carriera, affrontando un ritratto, egli studiava in modo molto approfondito il soggetto, facendo bozzetti preparatori accurati a matita, spesso a grandezza naturale, per poi utilizzarli come guida meticolosa per la pittura del ritratto finito. I lavori preparatori per i ritratti di gruppo delle famiglie de Gramont e Kupelwieser, rispettivamente, dipinti nel 1902 e il 1905, testimoniano il metodo di questi primi ritratti.
Dipingere un ritratto
In seguito il suo metodo è cambiato e il suo libro ne rende testimonianza.
Dopo aver fatto un rapido schizzo, a carboncino o matita, per determinare la composizione del dipinto, soprattutto per le sue commissioni più importanti faceva un disegno simile all’opera finale anche ad olio, specie per i ritratti di gruppo, “per giudicare l’effetto della combinazione di colori”.
Lo schizzo iniziale, e, qui sotto il “disegno a pennello” di de László. Questa immagine come quelle che seguono sono riprodotte dal suo libro “Dipingere un ritratto”
Il lavoro iniziava su una tela bianca, già nella sua cornice, dipingendo poche righe per individuare la collocazione della figura sulla tela. Successivamente si concentrava sulla testa, “cercando di esprimere per mezzo di luci e ombre la costruzione del cranio e definire con precisione le aree più grandi in un “processo di graduale costruzione” da realizzare rapidamente e direttamente “. Il suo metodo in questa fase, per usare la sua espressione preferita, consisteva nel “disegnare con il pennello” per sviluppare la somiglianza. Prima di terminare la testa, de László impostava il resto degli elementi della posa per garantire l’armonia della composizione, ma sempre in relazione alla testa. Una volta che la testa era finita, proseguiva con le mani ed i piedi, se erano visibili nell’inquadratura, e poi al resto del corpo.
Quando il pittore non era soddisfatto di come il lavoro procedeva, lo abbandonava in questa fase per ripartire da zero su una nuova tela o tavola. A volte riprendeva a dipingere sul retro di un lavoro abbandonato in precedenza.
La pittura della testa e degli accessori deve essere portata avanti in modo quasi simultaneo perché si raggiunga una unità di effetto
Utilizzando un bastone poggiamano come supporto, si possono applicare tocchi più dettagliati.
Il ritratto dopo circa tre ore di lavoro
il ritratto dopo circa sei ore di lavoro
La modella, l’artista ed il quadro finito.
Lo studio del ritratto
De László è ben noto per i suoi studi e disegni di ritratto, come a volte vengono chiamati. La particolarità di queste opere è che esse erano generalmente dipinte su cartoni senza primer, o tavole grezze, volutamente lasciate “non finite”, cioè con le parti principali della composizione finemente dipinte, ma lasciate liberamente a galleggiare apparentemente su uno sfondo chiaro.
Questi lavori testimoniano della tecnica fluida di de László e della sua pennellata vigorosa, e sono caratteristiche della sua produzione. Egli li considerava come un sotto-genere del ritratto. A questo proposito, non era insolito che i commttenti chiedessero specificamente questi “ritratti di studio”, in particolare dal 1920, perché poteva dipingere questi ritratti a grande velocità, in una o due sedute, prendendo forse non più di due ore di lavoro.
Ho trovato su youtube un raro esempio filmato del modo di dipingere di questo pittore straordinario:
Cornici
Una curiosità di de László consiste nel fatto che il pittore riteneva che la cornice facesse parte integrante del ritratto, e per garantire la completa armonia dell’opera, quasi sistematicamente dipingeva la tela già nella sua cornice. Egli di solito chiedeva al suo cliente se avesse già una cornice antica adeguata allo scopo di incorniciare il ritratto, in caso negativo si raccomandava che la cornice fosse acquistata da Emile Remy (153 Kings Road London SW) o Buck. Tuttavia, in una lettera datata 1934, de László scrisse a Lord Airlie: “Vorrei proporle di acquistare il telaio da A. Martin, di 45 Prato Road, NW3 che di solito ha prezzi più moderati di Pynappel, che è il migliore, o altri “. Quando lavorava a Parigi, de László si affidava sempre a Edouard Grosvallet per la cornice dei suoi dipinti.
Qui troverai un articolo di Lynn Roberts su de László e la questione delle sue cornici.
Verniciatura
De László non sempre dava la vernice finale ai suoi ritratti, specie perché il suo studio era sempre affollato e frequentato da clienti da servire. Tuttavia, quando chi aveva acquistato e possedeva un suo lavoro chiedeva che cosa doveva essere fatto per preservare i loro ritratti, egli sistematicamente raccomandava che fossero verniciati professionalmente con “vernis à retoucher” Vibert.
Alcuni ritratti
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