Anna Coluccio: artigiana creativa

Nome completo e professione

Anna Coluccio, artista/artigiana/creativa.

Chi è Anna Coluccio?

Anche se per una più veloce comprensione uso il termine “artista” non mi ci sento, preferisco il termine “creativa” o “artigiana”, amo tutto quello che ha bisogno di cura, dettagli e creatività, dal disegno, alla scultura, alla composizione, alla costruzione.

Che mestiere fai?
Sempre in cerca di un lavoro “normale” (passatemi il termine) per tentare di sopravvivere, mi ingegno comunque per cercare di vivere di quello che amo fare, anche se non è sempre semplice. Ma mai arrendersi!

Da dove vieni?

Sono siciliana, o per meglio dire Eoliana!

Come, quando e perché è iniziato il tuo amore per l’arte?

Come dico sempre, sono nata con la matita in mano, non c’è stato un momento in cui ho capito che mi piaceva l’arte, l’arte ha sempre fatto parte di me, come una sorella, un’amica, una compagna di vita.

Quando è cominciata quest’avventura nell’arte?

Come dicevo prima non c’è stato un inizio, è stato tutto semplice e naturale, come respirare, pian piano le cose si sono evolute, e qualcuno ha iniziato a commissionarmi lavori, ho iniziato con i ritratti a matita, fino ad evolvermi con i miei amati pennelli.

Cosa hai studiato e dove?

Abitando in un’isoletta (Lipari – Isole Eolie) non avevo molta possibilità di scelta, mi sono diplomata infatti come geometra, dopo un anno sabbatico mi sono trasferita nelle Marche, e ho iniziato a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Macerata, e nel 2018 mi sono laureata nella triennale di scultura. Dopo di che ho lasciato l’accademia perché non mi rappresenta, non l’ho sentita mia, nonostante i mille stimoli che mi ha regalato, non appartengo a quel mondo.

Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell’arte e a seguire studi artistici?

Era sempre stato il mio sogno, una passione enorme sempre avuta e sempre coltivata, e con gli studi speravo di migliorare e fare quel passo di qualità che invece non c’è stato. Ho avuto la sfortuna di incontrare professori troppo pieni di sé.

Come studente, qual è stata la lezione più importante che hai imparato?

Se fai da te, fai per tre.

Come artista, cosa vuoi condividere con il mondo?

MAI mollare, MAI andare contro i nostri principi, i nostri modi di fare arte, non farti MAI deviare da quello che la società impone, vai dritto per la tua strada, fai quello che ti piace fare sempre, non c’è giusto o sbagliato, c’è solo l’amore per l’arte, il resto sono solo chiacchiere.

Secondo te, da dove viene l’ispirazione?

Molti mi dicono che per creare hanno bisogno di essere tristi e depressi, io invece l’ispirazione la trovo nella felicità, nella voglia di vivere, di sorridere. L’ispirazione mi viene guardando una bella foto, un bel panorama, la trovo in una bella giornata, nel mare, nel cielo azzurro o nel cielo stellato.

Qual è l’elemento iniziale che innesca il processo creativo? E cosa ritieni sia più importante? Il concetto, l’idea espressa, o il risultato estetico e percettivo dell’opera?

Spesso mi trovo nel pieno della creatività quando acquisto un nuovo materiale, e ho una voglia matta di sperimentare, i tutorial non fanno per me, preferisco buttarmi sbagliare, riprovare, creare, e ricominciare. Io credo che un’opera è completa quando ha tutte le proprietà citate sopra, anche solo quando vuoi riprodurre una foto, ad esempio: un bambino che ride, il concetto è che ridere è bello, è ingenuo, è libero, è sincero, l’idea è quella di voler trasmettere gioia e armonia, il risultato estetico e percettivo è quando chi la guarda trova bello quello che vede, ma allo stesso tempo gli viene trasmesso tutto quello di cui ho scritto prima. Puoi disegnare un bambino che ride, ma se quello che crei lo fai senza sentimento, il risultato sarà di un disegno vuoto e senz’anima. Ma ovviamente questo è solo il mio pensiero.

Quale fase dell’arte / creazione ti colpisce di più?

Certamente la fine dell’opera, quando guardi il tuo lavoro e nonostante i mille errori che vedo, mi soddisfa.

Perché hai scelto un’arte visiva?

Perchè la vita ha bisogno di colori, di fermarsi a guardare e di farsi ispirare.

Cosa si prova a manipolare la materia per creare un’opera plastica o pittorica?

Io personalmente provo serenità, spensieratezza, posso dipingere per ore, e preferisco lavorare di notte, nel silenzio, mette chiarezza ai pensieri, diventa tutto più lucido e calmo.

Quale tecnica di disegno o pittura preferisci? Cosa rende speciale questo mezzo per te?

Amo il disegno a matita perché è pratico e veloce, ma di effetto. La mia introduzione ai pennelli è stata attraverso l’acrilico, cosa che amavo alla follia, e rifiutavo di provare l’olio per un grosso pregiudizio, quando finalmente l’ho provato mi sono ricreduta su tutto, e nonostante la puzza degli oli, della trementina, dell’acquaragia, l’olio rimane senza dubbio la tecnica più bella in assoluto, riesci a creare tutto, tutto è più sinuoso bello e luminoso, l’olio da tridimensionalità, da tutto quello che cui un’opera ha bisogno.

È difficile discorrere d’arte senza parlare di sé. Quanto c’è della tua storia, dei tuoi ricordi, della tua vita intima, nelle opere che realizzi?

C’è tutto. Quando mi sono trasferita lontano dalla famiglia e dalla mia isoletta, ho avuto un periodo in cui tutto quello che disegnavo o dipingevo era legato alla mia casa e alla mia terra, tutt’oggi che sono lontana da casa il mio pensiero va sempre li per lo più, e le mie opere sono lo specchio della mia mente. In generale tutto quello che realizzo mi rispecchia.

Qual è l’importanza di trasmettere la conoscenza artistica alle nuove generazioni?

L’importanza è assoluta, al giorno d’oggi anche nelle scuole si insegna che l’astratto è bello, il problema è che anche i più grandi artisti astrattisti sono arrivati a quella conclusione con anni di studio, soprattutto loro avevano le basi del disegno, dell’anatomia, delle tecniche pittoriche.

Oggi alcuni professori insegnano che “se non sai fare, fai astratto” e non è così che dovrebbe essere, quindi secondo me la prima cosa da fare sarebbe educare le vecchie generazioni a saper educare quelle nuove.

Secondo te qual è la funzione sociale dell’Arte?

Dipende dal settore, c’è il settore da gallerie d’arte che secondo un mio modestissimo parere non è affatto meritocratico, e funge solo da contorno a persone dalla vita facoltosa, che amano ritrovarsi e atteggiarsi a intenditori di un’arte a cui nemmeno l’autore sa dare un senso.

E poi c’è il settore quello da social, gli artisti quelli bravi, quelli che amano quello che fanno ma nella nostra società non vengono valorizzati, io che mi ci sono trovata in mezzo a queste persone, con instagram e twitch, ho visto artisti che si aiutano tra di loro, senza farsi concorrenza e senza dover sottostimare il lavoro altrui. Nell’ultimo punto la funzione sociale è quella di dare autostima a chi cerca di cimentarsi in questo mondo, e incoraggiare i giovani appassionati.

Cosa dicono le tue opere? Quali messaggi vogliono comunicare?

Le mie opere per lo più vogliono mostrare cose belle, e far vedere con i miei occhi il mondo.

Quale messaggio personale vorresti lasciarci?

Scusatemi se sono sembrata piuttosto cinica, sono state esperienze di vita che mi hanno fatta arrivare a pensarla così oggi, spero che altre persone abbiano vissuto le mie stesse esperienze in modo più positivo. Qualsiasi sia stata la mia esperienza, auguro a tutti di fare le proprie scelte nella vita in base a quello che si sentono, perché io so che anche se l’accademia non mi ha soddisfatta come speravo, non ho alcun rimpianto, e sono felice di aver preso comunque la decisione di frequentarla.

Grazie Anna

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