I conflitti appartengono alla vita dell’uomo e ce ne è uno in particolare che ostacola notevolmente il processo del disegno.
Il cervello controlla e dirige tutto quello che facciamo, schematizzando possiamo dire che esistono funzioni logico analitiche e funzioni sintetico spaziali.
Questi sistemi possono essere individuati separatamente nei due emisferi del nostro cervello.
In pratica, l’emisfero sinistro risolve problemi logico-analitici, l’emisfero destro presiede a funzioni intuituvo-sintetiche (per i mancini sembra che le funzioni siano invertite).
Forse con un esempio riuscirò a spiegarmi meglio: tutti noi a scuola abbiamo imparato a risolvere operazioni aritmetiche, abbiamo appreso a leggere le mappe e abbiamo imparato a leggere e scrivere, tutte queste operazioni sono la specialità dell’emisfero sinistro, richiedono la capacità di creare simboli e di usarli per risolvere problemi tramite processi sequenziali di ragionamento oppure (nel caso delle lettere) di usare le lettere dell’alfabeto (simboli) per comporre parole (di nuovo simboli) che si combinano in sequenze per comporre frasi, le quali debbono rispettare strette regole di sintassi per essere in grado di comunicare il nostro pensiero agli altri. In tutti questi casi intervengono fondamentalmente processi di pensiero basati sulla creazione di simboli astratti usati per comporre schemi sequenziali, capaci di manipolare e trasferire informazioni e concetti nella maniera più “oggettiva” possibile. Tutti questi compiti e molti altri analoghi, sono principalmente svolti dall’emisfero sinistro del cervello.
Proviamo ora a immaginare di trovarci sul ciglio di una strada piuttosto trafficata, con la necessità di attraversare senza l’assistenza di un semaforo. Se dovessimo far conto sulle nostre funzioni logico matematiche (che sono importantissime ed utilissime in tante altre situazioni, non c’è dubbio) ci troveremmo in un bell’impiccio, dato che il tempo necessario a calcolare tutte le variabili in ballo ci porterebbe ad avere la soluzione del problema legato ad un certo attimo solo dopo che quell’attimo è passato, ci troveremmo in mano una soluzione valida per il passato e quindi inutile e saremmo costretti a ricominciare tutti i calcoli, senza che ci sia per altro la speranza di raggiungere mai un risultato utile: ci troveremmo in una situazione di assoluto stallo. Eppure tutti noi quotidianamente, risolviamo questo tipo di situazioni con una facilità estrema e senza quasi accorgerci di come riusciamo a farlo. Questo succede perché abbiamo imparato a fare affidamento su un altro tipo di risorse del nostro cervello, le quali, in modo sintetico e atemporale, colgono la situazione all’istante e ci fanno sapere se è il caso o meno di mettere il piede giù dal marciapiede e a che velocità dobbiamo muoverci per arrivare sani e salvi dall’altra parte. Sembra quasi che io stia parlando di magia o di fede, eppure è quello che facciamo quotidianamente.
In questo caso non ci sono conflitti tra le funzioni dei due emisferi del cervello, l’emisfero sinistro si ritira in buon ordine e lascia il controllo a quello destro, diversamente, nel caso ci sia da risolvere un problema matematico o logico, l’emisfero destro si astiene da interventi e lascia lavorare quello sinistro.
Quando ci troviamo di fronte ad un compito affatto nuovo per noi non sappiamo bene quali funzioni possono essere più utili alla sua soluzione e questo spesso porta ad un conflitto interno, a volte tanto intenso da creare il panico (vi ricordate la brutta sensazione che provavate sul sellino di quella instabile bicicletta prima che imparaste a farla andare?), bene, per cominciare ad imparare a disegnare, bisogna imparare prima di tutto a far si che le funzioni analitiche del cervello si ritirino in buon ordine, in modo che le funzioni sintetico analogiche svolgano liberamente il tipo di compito che da miliardi di anni, per tutta l’evoluzione hanno imparato a svolgere: in questo caso specifico coordinare tra loro il senso della vista con il movimento della mano che tiene la matita.
Durante le mie lezioni, per rendere evidente questa situazione, propongo un esercizio: chiedo di realizzare due disegni, il primo di una faccia disegnata a memoria (ma anche copiando), il secondo cercando di copiare un oggetto che hai davanti (io di solito propongo una di quelle chiocciole porta nastro adesivo o un piccolo bricco con manico e beccuccio, messi di tre quarti).
Vi posso anticipare che quando saranno messi a confronto i due disegni sembrano lavori fatti da due persone diverse (almeno nel 90% dei casi); mentre la faccia sarà piena di segni stereotipati, come se fosse un collage di simboli giustapposti (in pratica un geroglifico), il secondo (per quanto magari pieno di ingenuità), sarà comunque un tentativo di raccontare quello che si aveva davanti agli occhi in quel momento, sarà quindi un tentativo di disegno se non un disegno vero e proprio (perdonate l’esempio sommario ma cerco di essere breve e questo va a scapito di argomentazioni che forse dovrebbero essere più dettagliate).
Il motivo di questo fenomeno è legato a una circostanza molto semplice: abbiamo imparato a disegnare la faccia da bambini unendo (scrivendo) tanti segni stilizzati e stereotipati, costruendo una specie di geroglifico e questo tende a sovrapporsi a qualsiasi faccia dobbiamo raccontare, abbiamo costruito un “simbolo” di faccia e il nostro emisfero sinistro (che tende ad essere dominante) cerca di usarlo per risolvere frettolosamente un compito che non gli spetterebbe e che non gli interessa – anzi, da cui sfugge perché non è in grado di svolgerlo. Nel caso del disegno del bricco, l’emisfero sinistro (quello logico-razionale-analitico) non ha simboli stereotipati da spendere e quindi (come fa sempre quando non sa che pesci pigliare) si inibisce e lascia che le funzioni sintetico spaziali dell’emisfero destro provino a risolvere il problema nel modo giusto in cui un problema del genere va affrontato.
Il processo utilizzato dall’emisfero destro consiste in una serie di tentativi durante i quali individua le azioni utili al risultato e quelle inutili o controproducenti per poi adottare e coordinare le azioni che sono risultate adeguate, sto parlando di qualcosa che tutti noi conosciamo, è un processo fatto di prove, fallimenti e parziali vittorie, lo stesso processo che ci ha permesso di imparare a tenerci in piedi, di imparare a correre, saltare, andare in bicicletta e tante altre azioni che, una volta apprese, sono diventate abitudini quasi incoscienti, ma che ci aiutano per la maggior parte del tempo nella nostra vita quotidiana.
Una volta imparato a risolvere questo conflitto l’approccio all’apprendimento del disegno risulta molto più agevole.
Successivamente basta imparare una serie specifica di maniere di guardare (non so come meglio spiegarmi) che sono particolari modi di percepire gli oggetti da disegnare (sia reali che immaginati) che utilizzano istintivamente i pittori per organizzare il lavoro di rappresentazione. Per ottenere questo risultato ci sono numerose altre sequenze di esercizi dei quali – se ne avete voglia – posso parlarvi a tempo debito.